venerdì, maggio 16, 2008

29

29 anni?! Quasi 30. TRENTA!!!! Io dentro mi sento ancora un bocia, lo stesso che si faceva le prime canne al parco giochi a 13 anni sotto la supervisione di un grande amico purtroppo scomparso, le prime lattine di Forst e le prime bottiglie di vino (trafugate dalla cantina del buon Roberto, sorry, hehe) insieme ai miei compagni di sempre, insieme a mio fratello, sulle giostre dell’asilo (vi è spuntato un sorriso malinconico, vero!?).
L’altro giorno dovevo andare ad un mercato a fare compere, per cui mi sono fatto svegliare da Andrea alle 9 di mattina. Bussa alla porta, apre e dice “Alex”. Proprio come faceva mia madre (beh quasi diciamo… mancava “aufstian!”) ai tempi della scuola: per qualche secondo nel dormiveglia mi sono sentito ripiombato a quei tempi. Un flash allucinante, penso neanche un acido possa provocare una sensazione cosí… Sono passati ormai 13 anni da quando ho iniziato a frequentare scuola a Bolzano (ma soprattutto i suoi dintorni…) con i pantaloni ridotti a brandelli, le Birkenstock ai piedi, la maglietta dei Suicidal e pochi libri, tanto si va al bar Mitzi (interessantissimo il divieto di siringarsi sulla porta del bagno!!!) a giocare a Watten e bere birra, insieme agli inseparabili Atti e Phillip e Ruth (al tempo basta a una scusa del tipo: ”ho dimenticato la matita..” per non recarsi normalmente a scuola e come per incanto ti ritrovavi due o tre compagni che per solidarietà ti seguivano). I concerti punkrock in giro per i paeselli altoatesini, i festini, le balle, i mal di testa, i cylum, i miscugli di birra, vino, grappa al kiwi e Montenegro (ma cosa cazzo avrá mai dovuto sopportare il mio fisico???). E quante canne… si fumava prima delle lezioni, durante l’intervallo, a fine lezione, la sera prima di suonare al centro giovani. Cervelli avvolti costantemente nella nebbia, sorrisi ebeti stampati in faccia, gusto melmoso in bocca. Ricordo con nostalgia quei tempi, lo skate, la mia Fender, le lunghe discussioni ideologiche, i sogni, le speranze, le paranoie esistenziali, le tonnellate di musica hardcore, punk, grunge, rock cosiddetto alternativo…
10 (DIECI!!!) anni fa frequentavo la 5a superiore (record di assenze: 202 ore, d’altronde da maggiorenne non serviva neanche piú falsificare la firma dei miei per le giustificazioni) e mi ricordo benissimo come continuavo a spostare la fatidica data per la mia preparazione all’esame di maturitá. (Mami: “jo hebsch net amol un af do Prüfung zu stuckn?” io: “jo Mami, moch do bitte koane Sorgn, I hon olls unto Kontrolle..” “fliagsch holt wenne net stucksch” “na Mami, mi kennse net fliagn lossn”). Non ero l’unico, a darmi manforte psicologicamente ci pensavano Alex Rigetti e la Ruth (gell Ruth?), della mia stessa scuola di pensiero: “domani inizio sul serio” filastrocca ripetuta all’infinito senza dar ovviamente seguito agli impegni presi quasi solennemente. Finché 3 giorni prima degli esami un attacco di panico:”non ho studiato un cazzo!!!” e allora studio forzato per il poco tempo rimasto, non riuscendo ad immagazzinare, a concentrarsi, col sole caldo di giugno che splende e ti distrae e ti porta lontano, magari in piscina, magari su una spiaggia, mia madre che stirava e io con i libri davanti (“desmol fliagsch obo wirklich” “scommettiamo 100 euro” “ok”), notte insonne dal nervoso, e poi la calma del condannato che accetta il suo destino. O la va o la spacca. La va. 42/60, esco da scuola, accendo il cellulare (il mio primo cellulare!!!): “Mami, prepara die 100 Euro!”. Questo 10 anni fa. Ripeto DIECI. E poi la naia, scaglione 9/99 , il giuramento a Portogruaro sotto lo sguardo fiero dei miei, la pacchia in caserma a Bressanone, in ufficio vettovagliamento a truccare i conti del magazzino viveri, a giocare a tetris tutto il giorno, salvo qualche pausa per una scappata in magazzino a farmi enormi panini (messo su 9 chili in 10 mesi). Il congedo. E poi il lavoro. E il tempo da li in poi è iniziato a volare. Letteralmente. Il mio primo viaggio in Asia, Thailandia, Kho Samui. Il secondo in Vietnam. Poi la decisione. Chi l’avrebbe mai detto che sarei stato qui a scrivere di queste cose dalla Cina. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei parlato in cinese. E da un pó di tempo sento di nuovo quella spensieratezza, quella voglia di avventura, quella sensazione di libertá che solo da giovincelli si puó provare.



4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' da un po di tempo che leggo il tuo blog. Non ti conosco ma questo tuo post e' interessante. Molte cose ci accomunano.. primo fra tutti la voglia di avventura e l'amore per l'Oriente

Anonimo ha detto...

[IMG]http://i29.tinypic.com/288v19i.jpg[/IMG]

Anonimo ha detto...

a chi toccava andar in cantina a prender la bottiglia - o le bottiglie in certi casi?

domanda...??

per poi finircela bene dicendo che che erano stati 'i muratori' a berle tutte he-he...

Pappi leggendo fra le righe: vorrei ricordare che negli anni a venire poi di buone bottiglie ci pensavo io a rifornirle , in mera quantita' (Natale etc.), oh no? He-He

AUGURI IN CINA A TE...

Sara ha detto...

In ritardo...

AUGURONI AUGURONI AUGURONI

Ciao ciao
Sara